“Un
padre, volendo insegnare al figlio ad essere meno pauroso, ad avere
più coraggio, lo fa saltare dai gradini di una scala. Lo mette in
piedi sul secondo gradino e gli dice: “Salta, che ti prendo”. Il
bambino salta. Poi lo piazza sul terzo gradino, dicendo: “Salta,
che ti prendo”. Il bambino salta. Poi lo mette sul quarto gradino,
dicendo: “Salta, che ti prendo”. Il bambino ha paura ma poiché
si fida del padre, fa quello che il padre gli dice e salta tra le sue
braccia. Quindi il padre lo sistema sul quinto, sesto e settimo
gradino dicendo ogni volta: “Salta, che ti prendo” e ogni volta
il bambino salta e il padre lo afferra prontamente, continuando così
per un po’. A un certo punto il bambino è su un gradino molto
alto, ma salta ugualmente, come in precedenza; questa volta però il
padre si tira indietro, e il bambino cade lungo disteso. Mentre tutto
sanguinante e piangente si rimette in piedi, il padre gli dice: “Così
impari: mai fidarti di un ebreo, neanche se è tuo padre”.
Con
questo brano preso in prestito dalla tradizione ebraica, James
Hillman (Puer
auternus,
Adelphi, Milano, 1999
) cerca un senso profondo al tradimento come passaggio dall'infanzia
all'essere uomo. Dice
Hillman:
“Con tutta la sua negatività, il tradimento rappresenta tuttavia
un progresso rispetto alla fiducia originale, perché conduce alla
“morte” del Puer attraverso l’ esperienza animica della
sofferenza.”
In
quest'ottica il tradimento è visto come la
condizione
per entrare nel mondo reale, il mondo della coscienza e delle
responsabilità reali.
Questo
perché vivere o amare soltanto laddove ci possiamo fidare, dove
siamo al sicuro e contenuti, dove non possiamo essere feriti o
delusi, dove la parola data è vincolante per sempre, significa
essere irraggiungibili dal dolore e dunque essere fuori dalla vita
vera.
Non
si dà amore senza possibilità di tradimento, così come non si dà
tradimento se non all'interno di un rapporto d'amore.
A tradire infatti non sono i nemici e tanto meno gli estranei, ma i
padri, le madri, i figli, i fratelli, gli amanti, le mogli, i mariti,
gli amici. Solo loro possono tradire, perchè su di loro un giorno
abbiamo investito il nostro amore. Il tradimento appartiene all'amore
come il giorno alla notte.
Secondo
Hillman l’ esperienza dell tradimento è un passaggio obbligato
nella conquista della maturità, un trauma necessario che contrasta
l'esperienza infantile della fiducia totale, dell’ abbandono ad
altri che non potranno mai farci del male, e quando questo non
avviene, ci si mantiene in uno stato “puerile“ in cui non si può
comprendere appieno il significato delle proprie parole e delle
proprie azioni.
Il
momento di quella che Hillman chiama la “grande
delusione” è anche il momento della scelta, una grande
opportunità. Non
è tanto il tradimento in sé che porta ad una crescita, ma piuttosto
la nostra reazione, la scelta che decidiamo di fare: chi è incapace
di perdonare e quindi di superare il tradimento rimane fissato nel
trauma ed escluso dalla possibilità di amare.
Per
questo Hillman delinea in particolare cinque pericoli, modi
disfunzionali di reagire alla ferita che il tradimento porta con sé:
La
vendetta.
E' una risposta emotiva che mira a saldare il conto ma non emancipa
la coscienza perché quando è immediata non ha altro significato se
non quello di scaricare una tensione, mentre quando è procrastinata
restringe la coscienza in fantasie di astiosità impedendole di fare
qualsiasi altra esperienza.
La
negazione.
Questo meccanismo si concretizza nel negare il valore dell'altro
prima idealizzato.
Il
cinismo.
Non solo si nega il valore dell'altro, ma dell'amore stesso. Se
procrastinato questo atteggiamento può condurre al nichilismo, una
forma di cinismo portato all’estremo per cui si finisce per non
credere più in nulla.
Il
tradimento di se.
E' un meccanismo che porta a considerare le nostre espressioni
sincere di affetto, i bisogni affettivi e i valori emotivi più
profondi come cose ridicole che si prova vergogna di aver sentito e
di sentire.
La scelta paranoide. Consiste nella ricerca spasmodica di un rapporto esente dalla possibilità del tradimento. Può trattarsi di un rapporto palesemente senza amore, ma anche di un rapporto serratissimo basato su conferme continue e patti.
La scelta paranoide. Consiste nella ricerca spasmodica di un rapporto esente dalla possibilità del tradimento. Può trattarsi di un rapporto palesemente senza amore, ma anche di un rapporto serratissimo basato su conferme continue e patti.
Il
passaggio fondamentale che permette la reale crescita dell'individuo
e l'ingresso nel mondo reale, è per Hillman il perdono, ma come
prima condizione perché questo sia possibile, egli sostiene, è necessaria la
collaborazione dell'altro, la presa di coscienza dellla valenza delle
proprie azioni.
James
Hillman sottolinea che
“il
perdono da parte del tradito, richiede l’espiazione da parte del
traditore”,
dove
l'espiazione, viene sottolineato, non è un modo per mettersi a posto
la coscienza, ma è una forma di riconoscimento dell’altro.
“Se
l’offesa
se non è ricordata da entrambi gli interessati (e ricordata come
offesa) ricade tutta su colui che è stato tradito […] Se è solo
il tradito a percepire l’offesa, mentre l’altro ci passa sopra
con razionalizzazioni, allora il tradimento continua, anzi si
accentua”.
Questa elusione in malafede di ciò che è realmente accaduto è, di
tutte le piaghe, la più bruciante per il tradito. In questo caso il
perdono diventa più difficile; il risentimento cresce perché il
traditore non si assume la sua colpa e non prende con onestà
coscienza del proprio atto.
Jung ha detto che il senso dei nostri peccati è che dobbiamo assumerceli, ma bisogna prima riconoscerli, e riconoscere la loro brutalità.
Jung ha detto che il senso dei nostri peccati è che dobbiamo assumerceli, ma bisogna prima riconoscerli, e riconoscere la loro brutalità.
“Senza
l’esperienza del tradimento, né fiducia né perdono
acquisterebbero piena realtà”.
Il
tradimento è il lato oscuro della fiducia e del perdono, ma anche
ciò che li rende possibili.