sabato 12 marzo 2011

Vittimologia: lo studio della vittima

La vittimologia fa il suo esordio come scienza autonoma nel 1948 in seguito ad uno studio di Hans Van Hentig sul tema della vittima, ma solo verso la fine degli anni '50 emergono i primi importanti studi con l'obiettivo di combattere la criminalità attraverso una più profonda conoscenza della vittima.
Possiamo quindi definire la vittimologia come una disciplina volta a studiare le caratteristiche personali della vittima, la relazione che ha avuto con il proprio aggressore e nel caso di vittima sopravvissuta, le conseguenze fisiche, psicologiche e sociali.
A livello giuridico internazionale, solo nel 1985 è stato adottato dall'ONU la 'Dichiarazione dei principi di base di giustizia per le vittime del crimine e dell'abuso di potere' da risoluzione 40/34 dell'assemblea generale del 29 novembre 1985. Prima di questo momento i diritti della vittima erano solo sottintesi, tutelati dalla giustizia che colpiva il crimine concentrandosi sul reo, come se il compiersi della giustizia potesse cancellare le tracce della vittima.
Attualmente gli scopi della vittimologia dal punto di vista psicologico riguardano prevalentemente aspetti diagnostici e preventivi con l'obiettivo di ottenere informazioni utili a rispondere alle problematiche emergenti ed entrare in possesso degli strumenti che permettono di prevenire reati simili.
L'analisi della vittima, come già anticipato, deve essere svolta a 360° al fine di evidenziare i possibili fattori che portano un particolare soggetto a divenire vittima di un crimine. Gli elementi che si devono tenere in considerazione possono essere di natura fisica, psichica o sociale e più in particolare comprendono il sesso, l'età, la presenza di disabilità, l'insufficienza mentale, le psicopatologie e non di meno le condizioni ambientali come il luogo di residenza o le strade che si percorrono.
La classificazione classica delle vittime le vede divise in due grandi gruppi: vittime accidentali e vittime selezionate. Per vittima accidentale/indiscriminata si intende un soggetto che non ha alcun legame con il suo aggressore ed occupa la grande maggioranza degli episodi criminali, può comprendere passanti, vittime di borseggio, vittime di attentati terroristici ecc...
Le vittime selezionate, al contrario, sono quelle prescelte dal delinquente per il ruolo dalle stesse rivestito, per la loro posizione economica o per altre circostanze oggettive favorevoli quel particolare delitto. Di questa macro categoria fanno parte anche le vittime simboliche (colpite come rappresentanti di un gruppo più ampio di persone) e le vittime trasversali (coinvolte in stretti vincoli con la persona che si vuol colpire).
Quando si parla di “vittima” o “vittimologia” non si intende riferirsi solo a crimini efferati o aggressioni fisiche, ma anche alle violenze psicologiche che negli ultimi anni si stanno moltiplicando (mobbing, stalking, violenze domestiche, ecc...) e che riportano conseguenze spesso disastrose nella gestione della vita di chi si trova a subirle. Attualmente il sistema legislativo e le scienza psicologiche hanno dato maggior rilievo alle violenze psicologiche e alle loro conseguenze, ma dal punto di vista sociale è ancora presente il pensiero che si tratti di “vittime di serie B” e spesso, anche chi si trova coinvolto, fatica a percepirsi come vittima.
Il soggetto che si è trovato nel ruolo di vittima è solito vivere sentimenti contrastanti, che vanno dal senso di fallimento personale, dalla paura e dai sensi di colpa, fino al rifiuto degli altri e all’aggressività. L'obiettivo principale della vittimologia, in questo senso, è lo studio delle possibili conseguenze psicologiche e sociali subite dalla vittima di reato, allo scopo di alleviarne sofferenze e disagi.
E' chiaro che ogni episodio criminale porta con sé specifiche conseguenze sulla vittima, ma, in linea di massima, si possono evidenziare caratteristiche sintomatologiche fisiche e comportamentali comuni che si sviluppano in due fasi distinte: una fase acuta di disorganizzazione e una fase a lungo termine detta di riorganizzazione.
Fanno parte dei sintomi acuti un vertiginoso abbassamento dell'autostima, episodi depressivi, forte paura, rabbia e disturbi nelle aree fisiologiche come sonno e/o appetito. E' importante un sostegno psicologico nel passaggio dalla prima alla seconda fase e durante tutto il processo di riorganizzazione per evitare la cronicizzazione dei sintomi e permettere un'adeguata rielaborazione dell'accaduto.