lunedì 4 aprile 2011

LA DIPENDENZA AFFETTIVA

Prima di addentrarci in questo delicato argomento, è d'obbligo premettere che un'adeguata quota di dipendenza è auspicabile e fondamentale in ogni rapporto di coppia: il bisogno di appoggio, conferme e supporto fa parte di ogni essere umano poiché permette il mantenimento di un adeguato livello di autostima.
Si può parlare di dipendenza affettiva solo nel momento in cui questo bisogno diventa patologico e raggiunge reazioni estreme dovute alla convinzione che per essere amati dall'altro sia necessario annullare se stessi accettando e giustificando qualunque gesto.
Possiamo accomunare la dipendenza affettiva ad una qualsiasi altra forma di dipendenza, poiché viene alimentata dalle medesime caratteristiche: dalla perdita del controllo alla conseguente sensazione di frustrazione ed impotenza fino all'abitudine che rafforza il comportamento patologico.
Alla base di tutto ciò c'è un profondo senso di inadeguatezza che porta a pensare che solo occupandosi esclusivamente dell'altro ci si possa garantire un rapporto stabile e duraturo ed essere degni del suo amore, in quella che si può definire un'abitudine a soffrire; si è per questo portati a giustificare i tradimenti del partner, la sua indifferenza ed aggressività addossandosene le responsabilità nel non essere sufficientemente amabili.
La conseguenza inevitabile è quella di mettere da parte le proprie necessità mascherando la rabbia dietro sensi di colpa uniti ad un profondo timore dell'abbandono. La relazione diventa quindi autodistruttiva e devastante, ma non si riesce ad uscirne nonostante arrivi a rappresentare un dolore costante che altera sia la qualità di vita che le capacità relazionali portando, in molti casi, gravi problematiche fisiche e psicologiche.
La dipendenza affettiva solitamente si manifesta come una modalità comportamentale che porta la persona dipendente a ricercare inconsciamente un partner che possiede già tutte quelle caratteristiche che la porteranno a soffrire, in un susseguirsi di relazioni basate sullo stesso modello. Freud definisce questo atteggiamento “coazione a ripetere”, cioè un processo che conduce il soggetto a riproporre automaticamente dinamiche, comportamenti e situazioni negative del proprio passato, in maniera del tutto inconsapevole, senza avere quindi la capacità di un cambiamento per il futuro. Accade a tutti e fa parte del modo normale di funzionamento della mente, come se la persona avesse imparato a recitare solo e sempre lo stesso copione: per cambiare bisogna arricchirne le trame ed i personaggi.
Di solito le personalità dipendenti si innamorano di persone già impegnate, tossicodipendenti, alcolisti e si ritrovano vittime di violenze fisiche o psicologiche lasciandosi spesso maltrattare pur di sentirsi importanti e sopportando qualsiasi mancanza di rispetto da parte dell'altro purché non si allontani.
Le radici della dipendenza affettiva, secondo Robin Norwood vanno ricercate nei vissuti infantili e nella qualità delle relazioni familiari: si tratta solitamente di famiglie in cui i bisogni affettivi non vengono riconosciuti o trascurati portando la persona dipendente a costruirsi un'immagine di Sé come di persona inadeguata, indegna di essere amata.
Quando il bambino, nelle prime fasi di attaccamento, percepisce che non sempre le sue richieste d'aiuto trovano risposte, tenderà a fondare la sua identità sulle risposte positive disconoscendo gli altri aspetti del sé, con la conseguente strutturazione di un'identità instabile che porterà inevitabilmente a stati d'ansia ed angoscia di separazione.
Ciò che accomuna l'infanzia di chi soffre di dipendenza affettiva è comunque una situazione di carenza affettiva che da adulti si cerca di colmare e compensare con atteggiamenti iperprotettivi e controllanti nei confronti del partner, come se un livello di estrema tolleranza li rendesse immuni da un possibile abbandono.
Nella maggior parte dei casi è necessaria una lunga psicoterapia per poter affrontare la dipendenza affettiva ed imparare ad amare in maniera sana e costruttiva, ma personalmente e professionalmente continuo a chiedermi perché sia così semplice per la persona dipendente trovare il “soggetto adatto” con il quale innescare questo perverso meccanismo di autodistruzione. Se la personalità dipendente ricerca inconsciamente un particolare tipo di partner, evidentemente c'è qualche tipologia psichica che, altrettanto inconsciamente, ricerca la personalità dipendente. Essendo convinta che ci sia un legame tra le due modalità relazionali, la prossima volta mi dedicherò alla personalità narcisista...