giovedì 10 novembre 2011

Sexual addiction


Ecco un altro dei termini molto usati negli ultimi mesi il cui concetto merita, a mio parere, un po' di chiarezza. La sexual addiction (in italiano ipersessualità) è considerata un disturbo psicologico e comportamentale che non viene però classificato nel DSM IV (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) e nemmeno nella nuovissima edizione. La ragione di questa carenza scientifica è da ricercare nel fatto che, all'interno della comunità medica e specialistica della sessuologia, esistono numerose controversie sulla definizione e descrizione del fenomeno. In linea di massima la definizione più accreditata descrive la sexual addiction come un'effettiva dipendenza con conseguente abuso, al pari di alcolismo e tossicodipendenza, in cui l'abuso dell'oggetto di dipendenza viene utilizzato per contenere e gestire lo stress o i disturbi di personalità. Come ogni forma di dipendenza quindi, anche la sexual addiction, tende a procurare assuefazione pertanto non è infrequente che per poter soddisfare la propria pulsione il soggetto senta l'esigenza di intensificare la ricerca di comportamenti sessuali sempre più rischiosi fino a sfociare in quei disturbi della sfera sessuale già classificati e conosciuti. Seppure risulti difficoltoso a causa della mancanza di chiari elementi diagnostici, da una ricerca recente pare che i soggetti dipendenti da sesso in Italia siano stimati essere il 6% della popolazione (Avenia, 2003, 2004).
Per distinguere il disturbo dell'ipersessualità (o dipendenza dal sesso) da una normale attività sessuale intensa, sono stati elaborati esami e test sessuali specifici come il SAST (Sexual Addiction Screaning) e il SESAMO (Sexrelation Evaluation Schedule Assessment Monitoring) .
La crescita esponenziale del fenomeno è stata di certo agevolata dalla diffusione di internet e delle chat erotiche prevalentemente a causa di due importanti caratteristiche proprie delle chat stesse: l'evasione dalla realtà e l'immediata accessibilità. Il mondo virtuale è una realtà parallela in cui si può interagire con gli altri senza essere riconosciuti, dove si può esprimere la propria personalità liberamente senza paura di essere giudicati. In chat si assume spesso un'identità fittizia, si possono giocare ruoli inventati e dare libero sfogo alle proprie fantasie.
Nell'era di internet, dove la sessualità è pubblicizzata quasi in ogni pagina, sembra decisamente più semplice mettere in pratica qualunque perversione sessuale; da una parte di certo questo ha fatto crollare molti dei tabù propri del secolo scorso, ma dall'altra si rischia di perdere di vista il confine tra libertà sessuale e psicopatologia. Non dimentichiamo che l’autostima viene potenziata, nella dipendenza da sesso, più dal numero di rapporti avuti in una settimana o in una notte, che dalla qualità dei rapporti personali o dalla rete di relazioni sociali.
Anche se generalmente le relazioni a sfondo sessuale non prevedono alcun coinvolgimento affettivo, spesso comportano importanti conseguenze: dall'abbandono da parte del partner “ufficiale”, al deteriorarsi dei normali rapporti affettivi fino alla compromissione delle altre attività quotidiane e sociali in maniera proporzionale alla gravità e al tipo di dipendenza.
Tra le dirette conseguenze della sexual addiction possiamo ricordare quindi: stress fisico, deterioramento delle relazioni sociali diminuzione della memoria a breve termine, diminuzione del rendimento fisico, stanchezza cronica, alterazione del sonno.
Come per buona parte dei disturbi della sfera sessuale, anche per la sexual addiction l'eziologia è sconosciuta, tuttavia è importante sottolineare che la dipendenza sessuale in sé è solo un sintomo di un problema molto più profondo. Tutte le dipendenze sono reazioni a vuoti nella vita di una persona che prendono forma durante l'infanzia, quando i bisogni di amore sano e sicurezza non sono soddisfatti. La dipendenza dal sesso è un sottoprodotto della solitudine, che va a sostituire il dolore e il bisogno di essere amati e accettati.
In molti degli articoli scientifici prodotti negli ultimi mesi si ritiene che la causa di questi comportamenti abbia origine in traumi o disturbi di tipo psichico e che nella maggior parte dei casi sia legata ad abusi sessuali subiti nell'infanzia o nell'adolescenza.
Personalmente sono più propensa a credere che le radici del disturbo non debbano essere ricercate in precedenti traumi sessuali, ma piuttosto in importanti traumi affettivi infantili e per questa ragione sarebbe forse più corretto inserire la sexual addiction nei “disturbi della sfera affettiva”. In altre parole ritengo che alla base della sexual addiction ci sia un rifiuto (assimilabile ad una rimozione) del rapporto affettivo totale ed esclusivo che per qualche ragione spaventa. Vedo con più probabilità alle spalle un vissuto abbandonico profondo accompagnato da un dolore dal quale si impara a stare alla larga: con più partner sessuali si scongiura il pericolo di coinvolgersi completamente in un'unica relazione.
Formalmente il concetto di fondo non cambia, ma l'approccio psicoterapeutico di certo si.
Anche in Italia stanno sorgendo le prime cliniche specializzate per il disturbo da ipersessualità, dove ci si concentra primariamente sul tentativo di ristabilire una sana sessualità attraverso percorsi di privazione e riabilitazione.
Per tutte le ragioni che ho elencato sopra ritengo che l'obiettivo terapeutico dovrebbe invece essere quello di ristabilire una sana affettività demolendo i timori ed affrontando i traumi che ne stanno alla base per permettere al sex addict di acquisire fiducia in sé stesso ed evitare tutti quei comportamenti volti unicamente a boicottare un'idea di relazione stabile.

Nessun commento:

Posta un commento