lunedì 11 luglio 2011

La rabbia

Sopracciglia abbassate e ravvicinate con rughe verticali al centro, palpebre inferiori e superiori tese, labbra fortemente serrate con gli angoli dritti oppure leggermente abbassati e narici dilatate. Accelerazione del battito cardiaco, aumento della tensione muscolare e della sudorazione, aumento della pressione arteriosa e irrorazione dei vasi sanguigni periferici.
Non vi sono dubbi che la rabbia (o meglio ira) sia un'emozione tipica, innata e primordiale: insieme alla gioia ed al dolore è tra le emozioni più precoci tanto da potersi osservare sia in bambini molto piccoli che in specie animali diverse, ma al contrario di gioia e dolore, spesso la rabbia viene considerata socialmente disdicevole ed inaccettabile e quindi rimossa o inibita.
Eppure la rabbia ha una funzione adattiva, considerata fondamentale da tutte le teorie psicologiche come reazione alla frustrazione e alla costrizione sia fisica che psicologica. Trae origine dall'istinto di difesa, come un meccanismo di protezione che ci segnala che c'è qualcosa che non va.
Le numerose ricerche compiute sui comportamenti di specie diverse dall'uomo hanno dimostrato che l'ira e le conseguenti manifestazioni aggressive, sono determinate da motivi direttamente o indirettamente legati alla sopravvivenza dell'individuo e della specie. Negli uomini in particolare lo sviluppo della rabbia pare essere strettamente connesso con l'intenzionalità, o meglio, con la percezione di intenzionalità che si attribuisce all'altro di ferire: è più facile arrabbiarsi quando qualcosa o qualcuno si oppone alla realizzazione di un nostro bisogno se ne viene percepita la volontarietà.
Uno degli aspetti più importanti da comprendere sulla rabbia e che, anche se viene spesso considerata un’emozione negativa e da evitare, in realtà essa diviene negativa, e soprattutto distruttiva, quando non viene riconosciuta ed espressa al momento in cui emerge.
L'accumulo di rabbia inespressa non può essere infinito, trattandosi di energia in eccesso, ad un certo punto non saremo più in grado di contenerla e in qualche modo saremo costretti a farla uscire rischiando di trovarci davanti ad un'emozione troppo intensa per essere controllata.
Per queste ragioni è importante saper esprimere la rabbia quando ancora siamo in grado di farlo. Non appena sentiamo un moto d'ira dovremmo fermarci e sforzarci di considerarne origine e motivazione, come suggerisce il Dott. Mastronardi “In realtà spesso la rabbia viene scatenata dalle nostre interpretazioni delle azioni dell'altro, dai significati simbolici che vi attribuiamo”. Esprimere la rabbia nel momento i cui compare, ci permette di avere ancora un potere logico sull'emozione e di riuscire quindi a governarla.
Se viene repressa, la rabbia si ritorce contro noi stessi con attacchi depressivi e quando la mente non riesce più a gestire i conflitti, il corpo ne soffre: numerose affezioni psicosomatiche come mal di schiena, ulcere, psoriasi possono essere legate al soffocamento della collera. E’ fondamentale dunque, per la nostra salute psico-fisica, imparare ad esprimere la collera in maniera costruttiva ed appropriata.
Il segreto, ancora una volta, è quindi nella misura. Scrive Aristotele :“Arrabbiarsi è facile, ne sono tutti capaci, ma non è assolutamente facile, e soprattutto non è da tutti arrabbiarsi con la persona giusta, nella misura giusta, nel modo giusto, nel momento giusto e per la giusta causa”.
Oltre a fungere da campanello d'allarme in situazioni di pericolo, la rabbia ha anche l'importante funzione di proteggerci dal dolore; se riusciamo a mettere da parte la rabbia, di solito scopriamo che sotto si nasconde un qualche tipo di dolore, ed è qui che di solito sarebbe utile lavorare. Se veniamo feriti dall'altro, ad esempio, tendiamo a rispondere con ira, risentimento e rancore perdendo di vista il dolore che tale ferita ci ha provocato. Ogni volta che ci arrabbiamo ci stiamo soltanto proteggendo, e spesso stiamo rifiutando un insegnamento, incapsulato dentro il dolore che rifiutiamo di vedere. È invece molto utile fermarsi e cercare di ascoltare la rabbia, con l'obiettivo di riconoscerne il dolore sottostante e lavorare su di esso. Le emozioni devono essere comprese ed elaborate prima di poter essere riposte in un archivio e perché se ne possa spegnere la fiamma.

3 commenti:

  1. Dott.ssa....che dire! In questo periodo non potevi far altro che scrivere un articolo su questo argomento.
    Brava ma non "razzolare male"!
    Baci
    Mauri

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  2. Quindi, France, quando Marco dice, da circa 6 anni, che va bene a scuola poi io vado dai prof e ha tutte insufficienze cosa elaboro per non scagliarmi contro di lui a male parole????
    Un abbraccio
    Anto

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  3. Carissima, questa domanda mi impone due risposte separate: da psicologa potrei dirti che dovresti fermarti a ragionare sulle motivazioni delle sue bugie, ma nell'articolo si dice anche che la rabbia non deve essere troppo a lungo soffocata per cui direi che in questo caso un po' di "male parole" (senza esagerare) non guastano, purché tu non perda di vista il fatto che il tuo compito è quello di educare, insegnare... anche e soprattutto con l'esempio.

    Da ex adolescente con poca voglia di studiare invece mi sento di dirti che non vale la pena arrabbiarsi, cambierà solo quando sarà lui a deciderlo!... :-)

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