venerdì 28 marzo 2014

HYSTERIA

Le fantasie che si convertono in sintomi in nessun'altra nevrosi sono evidenti come nell'isteria”. (Sigmund Freud,Introduzione alla psicoanalisi, 1915)

Questa volta voglio parlare dell'Isteria, considerata la prima psicopatologia riconosciuta e -a mio avviso- ingiustamente scomparsa (o meglio frammentata) nella moderna psichiatria.
Di isteria si iniziò a parlare già nel mondo classico e ancor prima in iscrizioni risalenti all’antico Egitto. Considerata da sempre una malattia appartenente all'universo femminile, il suo nome deriva dal greco στέρα (hystera), cioè utero.
L'isteria dei primi studi freudiani è identificata come una psiconevrosi caratterizzata da stati emozionali molto intensi e da attacchi parossistici particolarmente teatrali. Nella versione tipica ottocentesca, l'isteria si manifestava con sintomi molto simili all'epilessia: paralisi degli arti, cecità momentanea, perdita di coscienza e della capacità di parlare. Finito l'attacco, seguiva spesso una fase emozionale molto intensa, in cui il soggetto compiva azioni imprevedibili in uno stato simil-allucinatorio.
Freud individuò le cause in un trauma infantile rimosso che, grazie alla tecnica psicoanalitica poteva essere riportato alla coscienza e neutralizzato.
La personalità isterica, nella definizione più attuale, è caratterizzata da un quadro emotivo particolare in cui domina il bisogno di apparire, di vivere più intensamente, spesso con prevalenza dell’immaginazione ed atteggiamenti di tipo teatrale sfuggendo dalle situazioni spiacevoli per trovare rifugio nella malattia.
Per dirla in parole semplici si tratta di un eccesso di emozioni particolarmente intense che ad un certo punto diventano ingestibili e l'unica possibilità per non lasciarsi sopraffare è quella di riversare l'enorme quantità di energia disorganizzata in una sintomatologia, dandogli così una forma concreta.
Infatti, uno dei principali sintomi dell'isteria è, la conversione per cui, secondo Freud, le cariche emotive in eccesso venivano scaricate su un organo sano fino a renderlo inutilizzabile (emblematico il caso di Anna O.).
La conversione agisce attraverso lo spostamento, un meccanismo inconscio che consente la traslazione dell’investimento da un’entità psichica ad una somatica, come da un organo ad un altro.
Sempre secondo Freud, il sintomo acquisisce in questo modo una doppia valenza: da una parte soddisfa il bisogno primario di esprimere la tensione, dall'altra il bisogno secondario di essere notati.
In base a tutte queste considerazioni possiamo capire che l'isteria è una complessa forma psichica caratterizzata si da una chiara sintomatologia psichiatrica, ma anche da particolari modalità psicologiche.
A partire dalla terza edizione del DSM (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, 1980), l'isteria è stata suddivisa nei tre elementi che la costituiscono:
  • L'aspetto “corporeo”: disturbo somatoforme e disturbo da conversione, che riguardano le dispercezioni corporee e la conversione di cui abbiamo parlato sopra.
  • L'aspetto “mentale”: disturbo dissociativo, con fughe isteriche, amnesie, personalità multiple.
  • La struttura caratteriologica di base: disturbo istrionico di personalità, che si caratterizza per l'emotività eccessiva, la costante ricerca di attenzioni e l'aspetto manipolativo.
Questa frammentazione della sintomatologia originaria comporta, a mio avviso, una grossa lacuna diagnostica. Non è un problema di sola natura terminologica, ma anche una complicazione dal punto di vista terapeutico. Nel concreto, se una patologia prevalentemente fisica, come ad esempio una parestesia, non da risposte significative ad indagini neurologiche, è facile supporre che si tratti di un disturbo da conversione, ma se il sintomo convertito fosse prevalentemente psicologico/psichiatrico, come ad esempio una sindrome depressiva o un disturbo della condotta alimentare, allora di certo ci si concentrerebbe nella cura del sintomo emerso, con terapie lunghe e spesso inefficaci.
Altra problematica riguarda il processo diagnostico in senso stretto: in teoria, un isterico puro, nell'accezione freudiana, dovrebbe essere inquadrato in tutte e tre le classificazioni diagnostiche sopra elencate, ma sappiamo bene che questo non è possibile per cui ci si concentrerà sulla sintomatologia più evidente e superficiale, sminuendo la particolare struttura di personalità dell'isterico e perdendo di vista la psicopatologia originaria.