HYSTERIA
“Le
fantasie che si convertono in sintomi in nessun'altra nevrosi sono
evidenti come nell'isteria”. (Sigmund
Freud,Introduzione
alla psicoanalisi,
1915)
Questa
volta voglio parlare dell'Isteria, considerata la prima
psicopatologia riconosciuta e -a mio avviso- ingiustamente scomparsa
(o meglio frammentata) nella moderna psichiatria.
Di
isteria si iniziò a parlare già nel mondo classico e ancor prima in
iscrizioni risalenti all’antico Egitto. Considerata
da sempre una malattia appartenente all'universo femminile, il suo
nome deriva dal greco ὑστέρα
(hystera),
cioè utero.
L'isteria
dei primi studi freudiani è identificata come una psiconevrosi
caratterizzata da stati emozionali molto intensi e da attacchi
parossistici particolarmente teatrali. Nella versione tipica
ottocentesca, l'isteria si manifestava con sintomi molto simili
all'epilessia: paralisi degli arti, cecità momentanea, perdita di
coscienza e della capacità di parlare. Finito l'attacco, seguiva
spesso una fase emozionale molto intensa, in cui il soggetto compiva
azioni imprevedibili in uno stato simil-allucinatorio.
Freud
individuò le cause in un trauma infantile rimosso che, grazie alla
tecnica psicoanalitica poteva essere riportato alla
coscienza e neutralizzato.
La
personalità isterica, nella definizione più attuale, è caratterizzata da un quadro emotivo particolare in
cui domina il
bisogno di apparire, di vivere più intensamente, spesso con
prevalenza dell’immaginazione ed atteggiamenti di tipo teatrale
sfuggendo dalle situazioni spiacevoli per trovare rifugio nella
malattia.
Per
dirla in parole semplici si tratta di un eccesso di emozioni
particolarmente intense che ad un certo punto diventano ingestibili e
l'unica possibilità per non lasciarsi sopraffare è quella di
riversare l'enorme quantità di energia disorganizzata in una
sintomatologia, dandogli così una forma concreta.
Infatti,
uno dei principali sintomi dell'isteria è, la conversione per cui,
secondo Freud, le cariche emotive in eccesso venivano scaricate su un
organo sano fino a renderlo inutilizzabile (emblematico il caso di Anna O.).
La
conversione agisce attraverso lo spostamento, un meccanismo inconscio
che consente la traslazione dell’investimento da un’entità
psichica ad una somatica, come da un organo ad un altro.
Sempre
secondo Freud, il sintomo acquisisce in questo modo una doppia
valenza: da una parte soddisfa il bisogno primario di esprimere la
tensione, dall'altra il bisogno secondario di essere notati.
In
base a tutte queste considerazioni possiamo capire che l'isteria è
una complessa forma psichica caratterizzata si da una chiara
sintomatologia psichiatrica, ma anche da particolari modalità
psicologiche.
A
partire dalla terza edizione del DSM (Manuale diagnostico e
statistico dei disturbi mentali, 1980), l'isteria è stata suddivisa
nei tre elementi che la costituiscono:
- L'aspetto “corporeo”: disturbo somatoforme e disturbo da conversione, che riguardano le dispercezioni corporee e la conversione di cui abbiamo parlato sopra.
- L'aspetto “mentale”: disturbo dissociativo, con fughe isteriche, amnesie, personalità multiple.
- La struttura caratteriologica di base: disturbo istrionico di personalità, che si caratterizza per l'emotività eccessiva, la costante ricerca di attenzioni e l'aspetto manipolativo.
Questa
frammentazione della sintomatologia originaria comporta, a mio
avviso, una grossa lacuna diagnostica. Non è un problema di sola
natura terminologica, ma anche una complicazione dal punto di vista
terapeutico. Nel concreto, se una patologia prevalentemente fisica,
come ad esempio una parestesia, non da risposte significative ad
indagini neurologiche, è facile supporre che si tratti di un
disturbo da conversione, ma se il sintomo convertito fosse
prevalentemente psicologico/psichiatrico, come ad esempio una
sindrome depressiva o un disturbo della condotta alimentare, allora
di certo ci si concentrerebbe nella cura del sintomo emerso, con
terapie lunghe e spesso inefficaci.
Altra
problematica riguarda il processo diagnostico in senso stretto: in
teoria, un isterico puro, nell'accezione freudiana, dovrebbe essere
inquadrato in tutte e tre le classificazioni diagnostiche sopra
elencate, ma sappiamo bene che questo non è possibile per cui ci si
concentrerà sulla sintomatologia più evidente e superficiale,
sminuendo la particolare struttura di personalità dell'isterico e perdendo di vista la psicopatologia originaria.
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