domenica 25 maggio 2014

VALUTAZIONE DELLE CAPACITA' GENITORIALI: COSA SIGNIFICA ESSERE GENITORI COMPETENTI?

 “Anche in caso di separazione personale dei genitori il figlio minore ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno di essi, di ricevere cura, educazione e istruzione da entrambi e di conservare i rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo genitoriale” (art. 155 c.c., 1° comma)

Sempre più spesso, nell'ambito della psicologia giuridica, viene richiesta al professionista che opera come CTU (Consulente Tecnico Unico), la valutazione delle competenze genitoriali. Tale richiesta può avvenire in diversi casi: adozioni, affidi, indagini a seguito di presunti reati, ipotesi di allontanamento dal nucleo familiare e, sempre più spesso, nelle cause di separazione o divorzio.

La legge n. 54/2006 ha stabilito come regola il principio della cosiddetta bigenitorialità (affido condiviso) che regolamenta le modalità di esercizio della podestà genitoriale: con la legge 50 del 2006 si stabilisce che i genitori devono esercitare la podestà sui figli in modo condiviso per cui, tutte le decisioni di maggiore interesse per i figli (istruzione, educazione,salute) devono essere prese di comune accordo tenendo conto dell'inclinazione naturale e delle ispirazioni dei figli stessi.
Tale modalità di affido è in genere la più frequente e la preferita dai Giudici, tuttavia in alcuni casi, quando la conflittualità fra i coniugi diventa ingestibile e non è possibile trovare un accordo, essi finiscono spesso per screditarsi a vicenda nel loro ruolo di genitori e richiedono l’affidamento esclusivo dei figli.
Il Giudice deve allora stabilire se e quanto ciascun coniuge sia capace di essere un “buon genitore”, per disporre l’affidamento dei figli in modo diverso da quello previsto dalla legge. Per fare questo si avvale di figure professionali quali psicologi forensi, psichiatri, neuropsichiatri infantili la cui funzione principale riguarda la valutazione delle capacità genitoriali, ossia delle capacità di entrambi i coniugi di espletare in maniera competente e soddisfacente il proprio ruolo di madre e padre.
La cosiddetta “valutazione della genitorialità” è una complessa attività di diagnosi, che deve tener conto di diversi parametri, con l'obiettivo specifico di identificare la capacità dei genitori di permettere al minore di crescere e maturare dal punto di vista fisico, cognitivo, sociale ed emozionale e la loro capacità di rispondere ai bisogni evolutivi del figlio.
Ma al di là della valutazione delle potenziali capacità genitoriali, è di estrema importanza porre molta attenzione al desiderio autentico dei figli ed al tipo di attaccamento che manifestano con entrambi i genitori. Altro concetto cardine riguarda il criterio dell'accesso, ossia la capacità di saper mantenere vivo il genitore assente e soprattutto il rispetto al diritto-dovere dell'altro a partecipare alla crescita e all'educazione dei figli. La competenza genitoriale consiste infatti, innanzitutto, nella capacità di consentire ai figli l’accesso anche all’altro genitore, per farli sentire profondamente contenuti e sostenuti da entrambi, fornendo loro il cosiddetto “porto sicuro”, cioè una base a cui poter far sempre ritorno con la certezza di essere accolti e protetti. La qualità dell’attaccamento in età evolutiva è di fondamentale importanza per la costruzione di una personalità armonica ed equilibrata e si costruisce solo se il bambino può permettersi di amare sia la madre che il padre senza temere di far “dispiacere” all’altro (“conflitto di lealtà”).
Purtroppo quest'ultimo punto è spesso quello più critico poiché quando si arriva alla valutazione delle capacità genitoriali si è di fronte a situazioni familiari altamente conflittuali in cui i coniugi, impegnati ad immedesimarsi nel ruolo di “coniuge cattivo”, dimenticano la loro intrinseca capacità ad essere buoni genitori.

In buona sostanza, quel che si chiede al perito è di valutare la qualità delle relazioni che il bambino è in grado di instaurare con ciascun genitore e quanto, ognuno di loro sia in grado di mettere da parte le delusioni e le frustrazioni personali indotte da un rapporto finito a favore di una crescita sana ed adeguata: troppo spesso la delusione di un rapporto coniugale giunto al termine ha il sopravvento sulla necessità di assicurare ai figli due genitori e spesso nemmeno il ricorso all'autorità giudiziaria riesce a placare i conflitti, poiché nelle fasi di separazione o divorzio è necessaria una netta trasformazione di tutte le relazioni e delle abitudini acquisite in una vita affinché siano salvaguardati i ruoli genitoriali anche nel dissolversi di quelli coniugali. 

Nessun commento:

Posta un commento