“Anche
in caso di separazione personale dei genitori il figlio minore ha il
diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con
ciascuno di essi, di ricevere cura, educazione e istruzione da
entrambi e di conservare i rapporti significativi con gli ascendenti
e con i parenti di ciascun ramo genitoriale” (art.
155 c.c., 1° comma)
Sempre
più spesso, nell'ambito della psicologia giuridica, viene richiesta
al professionista che opera come CTU (Consulente Tecnico Unico), la valutazione delle competenze
genitoriali. Tale richiesta può avvenire in diversi casi: adozioni,
affidi, indagini a seguito di presunti reati, ipotesi di
allontanamento dal nucleo familiare e, sempre più spesso, nelle
cause di separazione o divorzio.
La
legge n. 54/2006 ha stabilito come regola il principio della
cosiddetta bigenitorialità (affido condiviso) che regolamenta
le modalità di esercizio della podestà genitoriale: con la legge 50 del 2006 si stabilisce che i genitori devono esercitare la
podestà sui figli in modo condiviso per cui, tutte le decisioni di
maggiore interesse per i figli (istruzione, educazione,salute) devono
essere prese di comune accordo tenendo conto dell'inclinazione
naturale e delle ispirazioni dei figli stessi.
Tale
modalità di affido è in genere la più frequente e la preferita dai
Giudici, tuttavia in alcuni casi, quando la conflittualità fra i
coniugi diventa ingestibile e non è possibile trovare un accordo,
essi finiscono spesso per screditarsi a vicenda nel loro ruolo di
genitori e richiedono l’affidamento esclusivo dei figli.
Il
Giudice deve allora stabilire se e quanto ciascun coniuge sia capace
di essere un “buon genitore”, per disporre l’affidamento dei
figli in modo diverso da quello previsto dalla legge. Per fare questo
si avvale di figure professionali quali psicologi forensi,
psichiatri, neuropsichiatri infantili la cui funzione principale
riguarda la valutazione delle capacità genitoriali, ossia delle
capacità di entrambi i coniugi di espletare in maniera competente e
soddisfacente il proprio ruolo di madre e padre.
La
cosiddetta “valutazione della genitorialità” è una complessa
attività di diagnosi, che deve tener conto di diversi parametri, con
l'obiettivo specifico di identificare la capacità dei genitori di
permettere al minore di crescere e maturare dal punto di vista
fisico, cognitivo, sociale ed emozionale e la loro capacità di
rispondere ai bisogni evolutivi del figlio.
Ma
al di là della valutazione delle potenziali capacità genitoriali, è
di estrema importanza porre molta attenzione al desiderio autentico
dei figli ed al tipo di attaccamento che manifestano con entrambi i
genitori. Altro concetto cardine riguarda il criterio
dell'accesso, ossia la capacità di saper mantenere vivo il
genitore assente e soprattutto il rispetto al diritto-dovere
dell'altro a partecipare alla crescita e all'educazione dei figli. La
competenza genitoriale consiste infatti, innanzitutto, nella capacità
di consentire ai figli l’accesso anche all’altro genitore, per
farli sentire profondamente contenuti e sostenuti da entrambi,
fornendo loro il cosiddetto “porto sicuro”, cioè una base a cui
poter far sempre ritorno con la certezza di essere accolti e
protetti. La qualità dell’attaccamento in età evolutiva è di
fondamentale importanza per la costruzione di una personalità
armonica ed equilibrata e si costruisce solo se il bambino può
permettersi di amare sia la madre che il padre senza temere di far
“dispiacere” all’altro (“conflitto di lealtà”).
Purtroppo
quest'ultimo punto è spesso quello più critico poiché quando si
arriva alla valutazione delle capacità genitoriali si è di fronte a
situazioni familiari altamente conflittuali in cui i coniugi,
impegnati ad immedesimarsi nel ruolo di “coniuge cattivo”,
dimenticano la loro intrinseca capacità ad essere buoni genitori.
In
buona sostanza, quel che si chiede al perito è di valutare la
qualità delle relazioni che il bambino è in grado di instaurare con
ciascun genitore e quanto, ognuno di loro sia in grado di mettere da
parte le delusioni e le frustrazioni personali indotte da un rapporto
finito a favore di una crescita sana ed adeguata: troppo spesso la
delusione di un rapporto coniugale giunto al termine ha il
sopravvento sulla necessità di assicurare ai figli due genitori e
spesso nemmeno il ricorso all'autorità giudiziaria riesce a placare
i conflitti, poiché nelle fasi di separazione o divorzio è
necessaria una netta trasformazione di tutte le relazioni e delle
abitudini acquisite in una vita affinché siano salvaguardati i ruoli
genitoriali anche nel dissolversi di quelli coniugali.
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