“Gli
uomini attribuiscono troppo peso alle emozioni, confondendole con i
sentimenti. Le emozioni servono a ricordarti in ogni momento il
colore dei tuoi pensieri, ma hanno una natura violenta e breve. Per
questo ti lasciano sempre insoddisfatto, alimentando rimpianti e
nostalgie. I sentimenti invece sono un mare profondo e stabile, che
evapora solo quando diventa stagnante”.
(Massimo
Gramellini, L'ultima riga delle favole)
Sia
le emozioni che i sentimenti si manifestano come degli stati di
attivazione psicologica e fisiologica, in risposta ad un cambiamento
nel proprio ambiente fisico, sociale o mentale. Secondo i
neuroscienziati, le emozioni possono essere descritte come l’insieme
delle risposte pubblicamente osservabili, mentre i sentimenti si
riferiscono all’esperienza da parte dell’individuo di tali
cambiamenti, quindi all’esperienza privata delle emozioni. Inoltre
le emozioni, in quanto manifestazioni “pubbliche” sono degli
stati di breve durata e transitori, mentre i sentimenti possono
rimanere attivi per un periodo più lungo.
Con
parole dello psichiatra Vittorino Andreoli possiamo precisare che le
emozioni sono delle risposte immediate a degli stimoli che tendono a
scomparire nel momento in cui scompare l'evento che le ha provocate.
Il sentimento è invece un legame che non solo è immediato, ma
continua anche con l'assenza dell'oggetto e questo è possibile
attraverso l'immaginazione e il pensiero.
EMOZIONI
Parlando
di emozioni possiamo di certo affermare che ci troviamo di fronte ad
un dibattito ancora aperto relativamente al loro riconoscimento; negli
anni sessanta Paul Ekman, a seguito di uno studio svolto confrontando
la mimica facciale di popolazioni molto diverse tra loro, concluse
che le emozioni fondamentali indipendenti dalla cultura, sono
probabilmente innate e sono sei: felicità, rabbia, tristezza, paura,
disgusto e sorpresa. Robert Plutchik invece, un ventennio più tardi,
propose il suo modello che prevedeva l’aggiunta di due emozioni
definite primarie: fiducia e aspettativa.
Ma
al di là del numero reale delle emozioni primarie, la maggioranza
delle correnti di pensiero tende a soffermarsi sulle 4
emozioni considerate di base o primarie: paura,
rabbia, tristezza e gioia.
La
paura
è la sensazione che proviamo quando percepiamo la presenza di un
pericolo: qualcosa ci minaccia e, ritenendo che le nostre risorse non
siano sufficienti per fronteggiarlo, tendiamo a mettere in atto il
meccanismo della fuga.
La
rabbia
è quella sensazione che proviamo quando qualcosa o qualcuno ci
ferisce o ci offende provocandoci un dolore. Al contrario della
paura, nella rabbia riteniamo di poter affrontare il pericolo e
quindi reagiamo oppure la viviamo internamente rischiando di
scaricarla ad esempio su organi bersaglio come stomaco, cuore o
fegato.
La
tristezza
è il vissuto che si prova quando qualcosa è andato perduto o
qualcosa che ci si aspettava accadesse non si è mai realizzato. E’
la sensazione della mancanza. Mentre nelle due emozioni precedenti,
paura e rabbia, l’energia prodotta tende a farci agire, a metterci
in movimento o per fuggire o per attaccare, in questo caso l’energia
prodotta ristagna perché non c’è una direzione verso cui andare
in quanto è proprio l’oggetto ad essere assente.
Gioia
è
il nome che diamo all’emozione che si prova quando un desiderio, un’aspettativa, o un bisogno è stato soddisfatto, o un problema è
stato risolto. Mentre le altre emozioni considerate hanno un risvolto
negativo nel loro vissuto, la gioia è invece l’unica emozione
positiva.
IL
SENTIMENTO
Il
termine sentimento viene spesso usato nel linguaggio comune come
sinonimo di emozione, ma in realtà ci sono molte differenze. Anche nei sentimenti c’è un sentire corporeo
generato da una attivazione nervosa e i parametri in gioco sono gli
stessi degli stati emotivi, integrati da una componente mentale. In
entrambi i casi c’è una componente eccitatoria di tipo nervoso
(aurosal), solo che nei sentimenti è soprattutto la mente ad essere
coinvolta oltre che il corpo, mentre nelle emozioni è coinvolto
soprattutto il corpo oltre che la mente.
Visto
il ruolo particolare della mente e quindi del pensiero nei sentimenti
vissuti, va da sé che le emozioni vengono sperimentate prima e i
sentimenti successivamente. Probabilmente è possibile vivere
compiutamente i vari sentimenti solo dalla preadolescenza in poi, quando
l’accesso al pensiero astratto permette una rielaborazione
cognitiva dei legami di attaccamento. Questo non significa che prima
non si possano vivere sentimenti, solo che questi sentimenti non
reggono la prova del tempo perché non c’è uno sviluppo cognitivo
che permetta di farlo. Si può affermare che i sentimenti nascano
come evoluzione della capacità emotiva, un gradino successivo
favorito dalla maggiore strutturazione cognitiva.
La
dimensione temporale è un’altra differenza sostanziale fra
emozioni e sentimenti. Le emozioni vengono vissute nel qui ed ora ed
hanno una durata breve, i sentimenti invece tendono a durare nel
tempo in quanto alimentati dalla mente. Il rapporto fra i
sentimenti e le emozioni è così stretto che non possono esistere
sentimenti senza emozioni, mentre si possono vivere delle emozioni
senza che necessariamente si sviluppino dei sentimenti in quanto la
discriminante è il livello di eccitazione mentale che ne conseguirà.
Va sottolineato però che se è vero che un sentimento nasce da una
emozione è altrettanto vero che un certo sentimento si alimenta nel
tempo reiterando tale emozione e nutrendosi di questa.
DALL'EMOZIONE
AL SENTIMENTO.
Proviamo
a vedere, con degli esempi, in che modo l'emozione può trasformarsi
ed alimentare un sentimento partendo dalle quattro emozioni di base:
Dalla
Paura all’Insicurezza.
Se
la paura è l’emozione che si prova di fronte a qualcosa di
minaccioso e nei confronti del quale ci sentiamo impreparati,
l’insicurezza è quella sensazione di inadeguatezza che ci
accompagna e che ci fa pensare di non essere all’altezza, di non
essere in grado di far fronte agli eventi della vita. L’esperienza
reiterata della paura riduce la nostra autostima, alimentando l’idea
di incapacità e quindi di fallimento e rafforzando la convinzione di non
possedere le risorse adeguate per far fronte agli avvenimenti.
Dalla
Rabbia all’Odio.
L’odio nasce dalla rabbia e può essere definito come un
sentimento
caratterizzato da un forte investimento aggressivo nei confronti di
una persona, di una cosa, di un’idea o di un ideale. Ciò che in
qualche modo ci ha feriti provoca rabbia che tendiamo ad alimentare
interiormente attraverso l’immaginazione e la rimuginazione, dando corso a pensieri e
immagini fino a trasformarla in odio.
Dalla
Tristezza alla Melanconia.
Se
la tristezza è l’emozione della perdita, la melanconia è il
sentimento della mancanza. Anche in questo caso sono i pensieri che
occupano la nostra mente a prolungare, reiterare quel senso di
tristezza che riviviamo ogni qual volta ci soffermiamo su ciò che è
andato perduto o su ciò che non c’è mai stato. L’aggravarsi di
tale situazione con i risvolti sul piano del comportamento
possono portare ad un aggravamento della situazione fino all’affermarsi di una sindrome depressiva.
Dalla
Gioia all’Amore.
L’emozione
che genera l’amore è la gioia. L’incontro con una determinata
persona, cosa o ideale ci ha fatto provare qualcosa di piacevole e si
affaccia il desiderio di reiterare tale emozione aumentando
l'investimento emozionale fino alla ricerca del legame e
dell'attaccamento e quindi al sentimento di amore. Visto che le
emozioni sono energia possiamo dire, che l’amore è una energia che
attrae, che avvicina, come l’odio è invece una energia che
respinge, allontana.
Ho
deciso di affrontare questo argomento perché mi sono resa conto
della grande confusione che regna nell'immaginario collettivo fra
sentimento ed emozione.
Ritengo
fondamentale poter dare un nome a ciò che si prova poiché
l’equilibrio o lo squilibrio personale viene definito
principalmente dalla qualità della nostra vita emotiva più che
dalla qualità della nostra vita intellettiva. Pertanto, il
riconoscimento degli stati d’animo che viviamo, proprio per la
notevole importanza che rivestono per il nostro personale equilibrio,
dovrebbe far parte delle capacità e delle competenze di ogni
persona.
E'
evidente che nessun essere umano è in grado di esercitare alcun
controllo sulle emozioni trattandosi, come abbiamo visto, di
attivazioni spontanee e reazioni fisiologiche: non possiamo decidere
quale emozione provare e quando farlo, ma possiamo gestire il
comportamento che l'emozione ci suggerisce; in altre parole non
possiamo ad esempio decidere se provare o meno rabbia nei confronti di qualcuno
o qualcosa, ma possiamo controllare la nostra reazione e questo
diventa sicuramente più semplice nel momento in cui si riesce ad
avere coscienza del motivo che ha scatenato l'emozione e di
conseguenza che mantiene vivo il sentimento.
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