mercoledì 28 gennaio 2015

DALL'EMOZIONE AL SENTIMENTO


Gli uomini attribuiscono troppo peso alle emozioni, confondendole con i sentimenti. Le emozioni servono a ricordarti in ogni momento il colore dei tuoi pensieri, ma hanno una natura violenta e breve. Per questo ti lasciano sempre insoddisfatto, alimentando rimpianti e nostalgie. I sentimenti invece sono un mare profondo e stabile, che evapora solo quando diventa stagnante”. 
(Massimo Gramellini, L'ultima riga delle favole)


Sia le emozioni che i sentimenti si manifestano come degli stati di attivazione psicologica e fisiologica, in risposta ad un cambiamento nel proprio ambiente fisico, sociale o mentale. Secondo i neuroscienziati, le emozioni possono essere descritte come l’insieme delle risposte pubblicamente osservabili, mentre i sentimenti si riferiscono all’esperienza da parte dell’individuo di tali cambiamenti, quindi all’esperienza privata delle emozioni. Inoltre le emozioni, in quanto manifestazioni “pubbliche” sono degli stati di breve durata e transitori, mentre i sentimenti possono rimanere attivi per un periodo più lungo.
Con parole dello psichiatra Vittorino Andreoli possiamo precisare che le emozioni sono delle risposte immediate a degli stimoli che tendono a scomparire nel momento in cui scompare l'evento che le ha provocate. Il sentimento è invece un legame che non solo è immediato, ma continua anche con l'assenza dell'oggetto e questo è possibile attraverso l'immaginazione e il pensiero.

EMOZIONI
Parlando di emozioni possiamo di certo affermare che ci troviamo di fronte ad un dibattito ancora aperto relativamente al loro riconoscimento; negli anni sessanta Paul Ekman, a seguito di uno studio svolto confrontando la mimica facciale di popolazioni molto diverse tra loro, concluse che le emozioni fondamentali indipendenti dalla cultura, sono probabilmente innate e sono sei: felicità, rabbia, tristezza, paura, disgusto e sorpresa. Robert Plutchik invece, un ventennio più tardi, propose il suo modello che prevedeva l’aggiunta di due emozioni definite primarie: fiducia e aspettativa.
Ma al di là del numero reale delle emozioni primarie, la maggioranza delle correnti di pensiero tende a soffermarsi sulle 4 emozioni considerate di base o primarie: paura, rabbia, tristezza e gioia.
La paura è la sensazione che proviamo quando percepiamo la presenza di un pericolo: qualcosa ci minaccia e, ritenendo che le nostre risorse non siano sufficienti per fronteggiarlo, tendiamo a mettere in atto il meccanismo della fuga.
La rabbia è quella sensazione che proviamo quando qualcosa o qualcuno ci ferisce o ci offende provocandoci un dolore. Al contrario della paura, nella rabbia riteniamo di poter affrontare il pericolo e quindi reagiamo oppure la viviamo internamente rischiando di scaricarla ad esempio su organi bersaglio come stomaco, cuore o fegato.
La tristezza è il vissuto che si prova quando qualcosa è andato perduto o qualcosa che ci si aspettava accadesse non si è mai realizzato. E’ la sensazione della mancanza. Mentre nelle due emozioni precedenti, paura e rabbia, l’energia prodotta tende a farci agire, a metterci in movimento o per fuggire o per attaccare, in questo caso l’energia prodotta ristagna perché non c’è una direzione verso cui andare in quanto è proprio l’oggetto ad essere assente.
Gioia è il nome che diamo all’emozione che si prova quando un desiderio, un’aspettativa, o un bisogno è stato soddisfatto, o un problema è stato risolto. Mentre le altre emozioni considerate hanno un risvolto negativo nel loro vissuto, la gioia è invece l’unica emozione positiva.

IL SENTIMENTO
Il termine sentimento viene spesso usato nel linguaggio comune come sinonimo di emozione, ma in realtà ci sono molte differenze. Anche nei sentimenti c’è un sentire corporeo generato da una attivazione nervosa e i parametri in gioco sono gli stessi degli stati emotivi, integrati da una componente mentale. In entrambi i casi c’è una componente eccitatoria di tipo nervoso (aurosal), solo che nei sentimenti è soprattutto la mente ad essere coinvolta oltre che il corpo, mentre nelle emozioni è coinvolto soprattutto il corpo oltre che la mente.
Visto il ruolo particolare della mente e quindi del pensiero nei sentimenti vissuti, va da sé che le emozioni vengono sperimentate prima e i sentimenti successivamente. Probabilmente è possibile vivere compiutamente i vari sentimenti solo dalla preadolescenza in poi, quando l’accesso al pensiero astratto permette una rielaborazione cognitiva dei legami di attaccamento. Questo non significa che prima non si possano vivere sentimenti, solo che questi sentimenti non reggono la prova del tempo perché non c’è uno sviluppo cognitivo che permetta di farlo. Si può affermare che i sentimenti nascano come evoluzione della capacità emotiva, un gradino successivo favorito dalla maggiore strutturazione cognitiva.
La dimensione temporale è un’altra differenza sostanziale fra emozioni e sentimenti. Le emozioni vengono vissute nel qui ed ora ed hanno una durata breve, i sentimenti invece tendono a durare nel tempo in quanto alimentati dalla mente. Il rapporto fra i sentimenti e le emozioni è così stretto che non possono esistere sentimenti senza emozioni, mentre si possono vivere delle emozioni senza che necessariamente si sviluppino dei sentimenti in quanto la discriminante è il livello di eccitazione mentale che ne conseguirà. Va sottolineato però che se è vero che un sentimento nasce da una emozione è altrettanto vero che un certo sentimento si alimenta nel tempo reiterando tale emozione e nutrendosi di questa.

DALL'EMOZIONE AL SENTIMENTO.
Proviamo a vedere, con degli esempi, in che modo l'emozione può trasformarsi ed alimentare un sentimento partendo dalle quattro emozioni di base:
Dalla Paura all’Insicurezza. Se la paura è l’emozione che si prova di fronte a qualcosa di minaccioso e nei confronti del quale ci sentiamo impreparati, l’insicurezza è quella sensazione di inadeguatezza che ci accompagna e che ci fa pensare di non essere all’altezza, di non essere in grado di far fronte agli eventi della vita. L’esperienza reiterata della paura riduce la nostra autostima, alimentando l’idea di incapacità e quindi di fallimento e rafforzando la convinzione di non possedere le risorse adeguate per far fronte agli avvenimenti.
Dalla Rabbia all’Odio. L’odio nasce dalla rabbia e può essere definito come un sentimento caratterizzato da un forte investimento aggressivo nei confronti di una persona, di una cosa, di un’idea o di un ideale. Ciò che in qualche modo ci ha feriti provoca rabbia che tendiamo ad alimentare interiormente attraverso l’immaginazione e la rimuginazione, dando corso a pensieri e immagini fino a trasformarla in odio.
Dalla Tristezza alla Melanconia. Se la tristezza è l’emozione della perdita, la melanconia è il sentimento della mancanza. Anche in questo caso sono i pensieri che occupano la nostra mente a prolungare, reiterare quel senso di tristezza che riviviamo ogni qual volta ci soffermiamo su ciò che è andato perduto o su ciò che non c’è mai stato. L’aggravarsi di tale situazione con i risvolti sul piano del comportamento possono portare ad un aggravamento della situazione fino all’affermarsi di una sindrome depressiva.
Dalla Gioia all’Amore. L’emozione che genera l’amore è la gioia. L’incontro con una determinata persona, cosa o ideale ci ha fatto provare qualcosa di piacevole e si affaccia il desiderio di reiterare tale emozione aumentando l'investimento emozionale fino alla ricerca del legame e dell'attaccamento e quindi al sentimento di amore. Visto che le emozioni sono energia possiamo dire, che l’amore è una energia che attrae, che avvicina, come l’odio è invece una energia che respinge, allontana.

Ho deciso di affrontare questo argomento perché mi sono resa conto della grande confusione che regna nell'immaginario collettivo fra sentimento ed emozione.
Ritengo fondamentale poter dare un nome a ciò che si prova poiché l’equilibrio o lo squilibrio personale viene definito principalmente dalla qualità della nostra vita emotiva più che dalla qualità della nostra vita intellettiva. Pertanto, il riconoscimento degli stati d’animo che viviamo, proprio per la notevole importanza che rivestono per il nostro personale equilibrio, dovrebbe far parte delle capacità e delle competenze di ogni persona.

E' evidente che nessun essere umano è in grado di esercitare alcun controllo sulle emozioni trattandosi, come abbiamo visto, di attivazioni spontanee e reazioni fisiologiche: non possiamo decidere quale emozione provare e quando farlo, ma possiamo gestire il comportamento che l'emozione ci suggerisce; in altre parole non possiamo ad esempio decidere se provare o meno rabbia nei confronti di qualcuno o qualcosa, ma possiamo controllare la nostra reazione e questo diventa sicuramente più semplice nel momento in cui si riesce ad avere coscienza del motivo che ha scatenato l'emozione e di conseguenza che mantiene vivo il sentimento. 

Nessun commento:

Posta un commento