Ecco
un altro dei termini molto usati negli ultimi mesi il cui concetto
merita, a mio parere, un po' di chiarezza. La sexual addiction (in
italiano ipersessualità) è considerata un disturbo psicologico e
comportamentale che non viene però classificato nel DSM IV (Manuale
diagnostico e statistico dei disturbi mentali) e nemmeno nella
nuovissima edizione. La ragione di questa carenza scientifica è da
ricercare nel fatto che, all'interno della comunità medica e
specialistica della sessuologia, esistono numerose controversie sulla
definizione e descrizione del fenomeno. In linea di massima la
definizione più accreditata descrive la sexual addiction come
un'effettiva dipendenza con conseguente abuso, al pari di alcolismo e
tossicodipendenza, in cui l'abuso dell'oggetto di dipendenza viene
utilizzato per contenere e gestire lo stress o i disturbi di
personalità. Come ogni forma di dipendenza quindi, anche la sexual
addiction, tende a procurare assuefazione pertanto non è infrequente
che per poter soddisfare la propria pulsione il soggetto senta
l'esigenza di intensificare la ricerca di comportamenti sessuali
sempre più rischiosi fino a sfociare in quei disturbi della sfera
sessuale già classificati e conosciuti. Seppure risulti difficoltoso
a causa della mancanza di chiari elementi diagnostici, da una ricerca
recente pare che i soggetti dipendenti da sesso in Italia siano
stimati essere il 6% della popolazione (Avenia, 2003, 2004).
Per
distinguere il disturbo dell'ipersessualità (o dipendenza dal sesso)
da una normale attività sessuale intensa, sono stati elaborati esami
e test sessuali specifici come il SAST (Sexual Addiction Screaning) e
il SESAMO (Sexrelation Evaluation Schedule Assessment Monitoring) .
La
crescita esponenziale del fenomeno è stata di certo agevolata dalla
diffusione di internet e delle chat erotiche prevalentemente a causa
di due importanti caratteristiche proprie delle chat stesse:
l'evasione dalla realtà e l'immediata accessibilità. Il mondo
virtuale è una realtà parallela in cui si può interagire con gli
altri senza essere riconosciuti, dove si può esprimere la propria
personalità liberamente senza paura di essere giudicati. In chat si
assume spesso un'identità fittizia, si possono giocare ruoli
inventati e dare libero sfogo alle proprie fantasie.
Nell'era
di internet, dove la sessualità è pubblicizzata quasi in ogni
pagina, sembra decisamente più semplice mettere in pratica qualunque
perversione sessuale; da una parte di certo questo ha fatto crollare
molti dei tabù propri del secolo scorso, ma dall'altra si rischia
di perdere di vista il confine tra
libertà sessuale e psicopatologia. Non dimentichiamo che
l’autostima viene potenziata, nella dipendenza da sesso, più dal
numero di rapporti avuti in una settimana o in una notte, che dalla
qualità dei rapporti personali o dalla
rete di relazioni sociali.
Anche
se generalmente le relazioni a sfondo sessuale non prevedono alcun
coinvolgimento affettivo, spesso comportano importanti conseguenze:
dall'abbandono da parte del partner “ufficiale”, al deteriorarsi
dei normali rapporti affettivi fino alla compromissione delle altre
attività quotidiane e sociali in maniera proporzionale alla gravità
e al tipo di dipendenza.
Tra
le dirette conseguenze della sexual addiction possiamo ricordare
quindi: stress fisico, deterioramento delle relazioni sociali
diminuzione della memoria a breve termine, diminuzione del rendimento
fisico, stanchezza cronica, alterazione del sonno.
Come
per buona parte dei disturbi della sfera sessuale, anche per la
sexual addiction l'eziologia è sconosciuta, tuttavia è importante
sottolineare che la dipendenza sessuale in sé è solo un sintomo di
un problema molto più profondo. Tutte le dipendenze sono reazioni a
vuoti nella vita di una persona che prendono forma durante
l'infanzia, quando i bisogni di amore sano e sicurezza non sono
soddisfatti. La dipendenza dal sesso è un sottoprodotto della
solitudine, che va a sostituire il dolore e il bisogno di essere
amati e accettati.
In
molti degli articoli scientifici prodotti negli ultimi mesi si
ritiene che la causa di questi comportamenti abbia origine in traumi
o disturbi di tipo psichico e che nella maggior parte dei casi sia
legata ad abusi sessuali subiti nell'infanzia o nell'adolescenza.
Personalmente
sono più propensa a credere che le radici del disturbo non debbano
essere ricercate in precedenti traumi sessuali, ma piuttosto in
importanti traumi affettivi infantili e per questa ragione sarebbe
forse più corretto inserire la sexual addiction nei “disturbi
della sfera affettiva”. In altre parole ritengo che alla base della
sexual addiction ci sia un rifiuto (assimilabile ad una rimozione)
del rapporto affettivo totale ed esclusivo che per qualche ragione
spaventa. Vedo con più probabilità alle spalle un vissuto
abbandonico profondo accompagnato da un dolore dal quale si impara a
stare alla larga: con più partner sessuali si scongiura il pericolo
di coinvolgersi completamente in un'unica relazione.
Formalmente
il concetto di fondo non cambia, ma l'approccio psicoterapeutico di
certo si.
Anche
in Italia stanno sorgendo le prime cliniche specializzate per il
disturbo da ipersessualità, dove ci si concentra primariamente sul
tentativo di ristabilire una sana sessualità attraverso percorsi di
privazione e riabilitazione.
Per
tutte le ragioni che ho elencato sopra ritengo che l'obiettivo
terapeutico dovrebbe invece essere quello di ristabilire una sana
affettività demolendo i timori ed affrontando i traumi che ne stanno
alla base per permettere al sex addict di acquisire fiducia in sé
stesso ed evitare tutti quei comportamenti volti unicamente a
boicottare un'idea di relazione stabile.